SILURAMENTO DEL PIROSCAFO “TRIPOLI” (1918),
TRA I DISPERSI ANCHE TRE SOLDATI SEUESI
TRA I DISPERSI ANCHE TRE SOLDATI SEUESI
La sorte di tre soldati seuesi durante la prima guerra
mondiale è rimasta legata alla triste vicenda del piroscafo “Tripoli”, silurato
a poche miglia da Capo Figari, nella notte tra il 17 e il 18 marzo 1918.
Fra le vittime compaiono anche tre nostri compaesani, dichiarati ufficialmente dispersi: il fante Giovanni Mascia del 79° reggimento fanteria, il caporale Daniele Carboni del 98° Battaglione della Milizia Territoriale e il soldato Giovanni Meloni del 220° Battaglione della Milizia Territoriale. Tutti rientravano al fronte dopo aver beneficiato di un periodo di licenza in famiglia, a Seui.
Alla fine dell’ottobre 2014 la tragedia legata all’affondamento del postale è tornata alla ribalta dopo 96 anni, a seguito delle ricerche condotte dal “Vieste”, un cacciamine della nostra Marina militare. L’operazione rientrava in un programma di collaborazione trala
Marina militare e il Ministero dei Beni culturali nell’ambito
di un progetto di commemorazione della Grande guerra.
La nave, guidata da Giuseppe Paturzo, era un lentissimo piroscafo in servizio tra i porti di Golfo Aranci e Civitavecchia. Venne silurata e affondata dal sottomarino tedesco UB 49, comandato dal capitano Hans von Mellenthin, mentre si trovava in navigazione in mare aperto e priva di un’adeguata scorta.
Il numero preciso delle vittime non è mai stato stabilito con esattezza. Questo perché non tutti i passeggeri venivano registrati, trattandosi prevalentemente di soldati in transito. I dispersi furono 288 su un totale di 489 passeggeri, tra militari, civili e membri dell’equipaggio.
Oggi il piroscafo, con le salme degli sventurati, tra cui i tre seuesi, si trova adagiato sul fondo del mare, a mille metri di profondità, a circa20 miglia dalla costa
gallurese.
L’affondamento del “Tripoli” per tanti anni si è portato dietro un mare di polemiche sulla sua mancata protezione dagli attacchi delle unità nemiche, sempre presenti in quel tratto di mare.
(Giuseppe Deplano – copyright © 2015, riproduzione riservata)
Fra le vittime compaiono anche tre nostri compaesani, dichiarati ufficialmente dispersi: il fante Giovanni Mascia del 79° reggimento fanteria, il caporale Daniele Carboni del 98° Battaglione della Milizia Territoriale e il soldato Giovanni Meloni del 220° Battaglione della Milizia Territoriale. Tutti rientravano al fronte dopo aver beneficiato di un periodo di licenza in famiglia, a Seui.
Alla fine dell’ottobre 2014 la tragedia legata all’affondamento del postale è tornata alla ribalta dopo 96 anni, a seguito delle ricerche condotte dal “Vieste”, un cacciamine della nostra Marina militare. L’operazione rientrava in un programma di collaborazione tra
La nave, guidata da Giuseppe Paturzo, era un lentissimo piroscafo in servizio tra i porti di Golfo Aranci e Civitavecchia. Venne silurata e affondata dal sottomarino tedesco UB 49, comandato dal capitano Hans von Mellenthin, mentre si trovava in navigazione in mare aperto e priva di un’adeguata scorta.
Il numero preciso delle vittime non è mai stato stabilito con esattezza. Questo perché non tutti i passeggeri venivano registrati, trattandosi prevalentemente di soldati in transito. I dispersi furono 288 su un totale di 489 passeggeri, tra militari, civili e membri dell’equipaggio.
Oggi il piroscafo, con le salme degli sventurati, tra cui i tre seuesi, si trova adagiato sul fondo del mare, a mille metri di profondità, a circa
L’affondamento del “Tripoli” per tanti anni si è portato dietro un mare di polemiche sulla sua mancata protezione dagli attacchi delle unità nemiche, sempre presenti in quel tratto di mare.
(Giuseppe Deplano – copyright © 2015, riproduzione riservata)
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